Dalla California, alcune vecchie bici recuperate in discarica sono diventate l’origine di uno sport mondiale.
Molti di noi sono appassionati di mountainbike, ma probabilmente pochi si sono chiesti da dove tutto è cominciato. Come hanno fatto dei ragazzini a mettere in moto quello che, al giorno d’oggi, è un movimento mondiale? Cosa avevano in testa quando recuperavano questi vecchi “clunkers” (rottami) e li usavano per lanciarsi giù da una montagna? Se vi ho incuriosito, non vi resta che continuare a leggere…
“Ci stavamo solo divertendo”
Joe Breeze
La gang di Larkspur Canyon
C’era una volta, un gruppo di ragazzini un pò scapestrati, sempre alla ricerca di nuove emozioni. Erano conosciuti per avere un indole decisamente poco convenzionale e questo li portava a fare esperienze decisamente fuori dal comune. Una di queste attività consisteva nell’andare alla discarica della contea (Marin, California), dove per pochi dollari, potevano prendere qualche vecchia bicicletta destinata alla rottamazione. Fin qui poco di strano, il bello veniva dopo. Con molta inventiva, sistemavano le bici quel tanto che bastava a farle funzionare, e poi le usavano per lanciarsi giù dalle strade sterrate del monte Tam. Dovete comprendere il contesto, in quegli anni il ciclismo era incentrato solo sulla bici da corsa o al massimo il ciclocross. A nessuno sarebbe mai venuto in mente di prendere quei rottami da città e usarle in discesa su strade sterrate. Inoltre era una fortuna se arrivavano fino in fondo alla discesa ancora intere.

Dal semplice passatempo alla prima gara di mountainbike, la mitica “Repack”.
All’inizio, le loro motivazioni, erano per lo più quelle di provare il brivido della discesa e divertirsi con gli amici, ma col passare del tempo iniziava a farsi strada uno spirito più competitivo. D’altronde sappiamo tutti che un po’ di sana competizione spinge a fare di meglio. Sempre più ragazzini si mettevano alla prova lungo questa discesa di quasi 4 km con un dislivello negativo di quasi 400 mt, ed ognuno di loro era convinto di essere sempre il più veloce. Per mettere fine alle discussioni si stabiliva di fare una gara, ed il formato scelto era quello della discesa cronometrata. La pendenza era un pò eccessiva per quelle povere biciclette, in particolare per i freni a tamburo dell’epoca. Il grasso al loro interno tendeva ad asciugare nel giro di una discesa, costringendo i piloti a risistemare i freni ogni volta. Questo il motivo per cui è stata chiamata “Repack”.

Insomma erano dei ragazzini con tanta voglia di divertirsi ed evadere dagli schemi. Personalmente sono convinto che anche in Italia i giovani degli anni ’70 , (siamo famosi per la capacità di inventare e adattare), facevano le stesse cose. Quello che ha fatto la differenza, in favore dei californiani, credo sia stato un ambiente meno tradizionalista ed una certa propensione a sviluppare nuove idee. Dalla “Repack” sono partite le idee per costruire nuovi telai, adattare nuovi componenti, e da questi miglioramenti si è arrivati alla prima azienda creata per vendere Mountainbike. Da qui ormai la strada era tracciata.
Nel prossimo articolo sulla storia della mountainbike, vi racconterò qualcosa su queste bici primordiali e sui personaggi che hanno portato a fondare la prima azienda di bici da montagna.
Sicuramente tra di voi ci sarà qualcuno che ha vissuto i primi anni di questa disciplina in Italia, sarebbe un vero piacere per tutti noi leggere le vostre curiosità ed esperienze in merito nei commenti qui sotto.
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Spero di vederti presto?, ovviamente… In bici.
Fonti: https://mmbhof.org/ – Photo Credit: Wende Cragg